L’errata diagnosi di malattia terminale. E’ risarcibile la perdita di chance?
A volte capita che si verifichi l’omissione della diagnosi di una malattia terminale. In questo caso di responsabilità medica sussiste la risarcibilità del danno non patrimoniale. Infatti in caso di ritardo della esatta diagnosi e la tardiva esecuzione di un intervento chirurgico, anche se poi la malattia conduce lo stesso all’esito fatale, determina, per effetto del ritardo, la perdita di chance del paziente di conservare, durante quel decorso, una migliore qualità della vita, nonché la possibilità di vivere più a lungo di quanto, poi, effettivamente vissuto.
Il maggior danno. Come si calcola?
A volte capita che in caso di danno fisico ci si rivolga ad una struttura sanitaria che a sua volta commetta un errore medico che aumenti tale danno. A questo punto ci si pone la questione di come calcolare il danno biologico imputabile al comportamento negligente della struttura. In questo caso si parla di maggior danno rispetto a quello preesistente. La giurisprudenza ha chiarito che si calcola il danno complessivo e si sottrae quello preesistente per garantire un risarcimento più equo rispetto al calcolo riferito soltanto al danno differenziale.
L’onere della prova nei giudizi di responsabilità medica.
Incombe sul paziente che agisce per il risarcimento del danno l’onere di provare il nesso di causalità tra l’aggravamento della patologia (o l’insorgenza di una nuova malattia) e l’azione o l’omissione dei sanitari, mentre, ove il danneggiato abbia assolto a tale onere, spetta alla struttura dimostrare l’impossibilità della prestazione derivante da causa non imputabile, provando che l’inesatto adempimento è stato determinato da un impedimento imprevedibile ed inevitabile con l’ordinaria diligenza
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